Benelli Leoncino Trail, si conferma una piccola/grande moto nella categoria delle medie cilindrate, perfetta per l’uso quotidiano e nel turismo a medio/corto raggio.
Esteticamente molto riuscita, nella versione Trail ovvero “modern scrambler”, con il mix tra serbatoio grigio opaco e telaio nero lucido. Un connubio forse scontato, ma di sicuro successo.
A prima vista
Accendi il quadro e subito pensi ad uno strumento povero che forse ha il contagiri… ed invece ancora no. C’è tutto, ma proprio tutto. Dal livello carburante (non cosi scontato), all’indicazione delle marce (tutte), la temperatura del liquido, ma sorpresa, anche quella dell’aria. Tutto digitale e molto ben leggibile. Insomma veramente completa e persino con l’ABS disinseribile dal comodo pulsante anche se poi, come vedremo nella guida, va bene così come è senza toglierlo nei momenti più “sportivi”.
Passando ai comandi, anche qui non si lascia spazio alla componentistica che farebbe lievitare i costi e che tutto sommato, in questa categoria, a poco serve. Molto meglio limitare i costi dove possibile. Il serbatoio è perfettamente integrato tra telaio e sella, e le sue linee morbide e moderne permettono di montare senza problemi un borsa Sw-Motech Evo per avere tutto quello che serve a portata di mano.
Si ha la sensazione che tutto sia a portata di mano e il feeling con la moto è immediato. Nel complesso, non si vedono particolari economie o fragilità. Magari made in China, ma di buon livello. La frizione a cavo va benissimo, morbida e permette innesti precisi.
Anche i fari sono simpatici, moderni e tutti a led come anche le frecce, ma la chicca sta nel leoncino scolpito ed in bella mostra sul parafango anteriore, tangibile richiamo ai fregi delle auto lussuose.
In sella
Accesa la moto, il minimo a freddo non è proprio lineare, ma ci vuole poco per arrivare ai giusti giri motore. Si innesta la prima e si parte. La cilindrata di 500cc é azzeccatissima per quello che il mezzo deve fare.
La città è il suo regno ed anche gite a breve/medio raggio non chiedono cilindrate superiori. Poi chi vi scrive è “diversamente giovane” e con un 350 girò 2 interi continenti, ma erano altri tempi. Anche nel tragitto casa ufficio il mezzo è perfetto e ben modulabile, ma capace di concedere tanto divertimento se si osa con l’acceleratore.
La maneggevolezza è sicuramente il maggiore pregio del leoncino. Nel traffico cittadino ci si diverte e non si rimpiange lo scooter. Questa è una vera moto e si sente sopratutto in frenata o sul pavé milanese, dove buche e binari quasi non si avvertono, anzi si va via in scioltezza senza alcuna difficoltà. Pregio non da poco sopratutto per chi ha poca esperienza. Un grande aiuto lo danno sicuramente i generosi pneumatici con battistrada da enduro leggero e di marca premium. La scolpitura semi-tassellata strizza anche l’occhio allo stile scrambler della moto e del messaggio che la casa ha voluto trasmettere.
Provando a “frustrate” nei tratti dove il traffico lo permette, il motore risponde generoso. Rotondo ed elastico ai bassi, per poi salire bene, sia pure nei limiti della cilindrata. Anche la marmitta sa trasmettere quello che si vuole in quel momento, passando da un sobrio borbottio ad un entusiasmante rombo, salendo di giri e mettendo a tacere tante altre moto di cilindrata superiore.
In viaggio
Il giorno dopo, poco prima del triste lockdown, si parte per una gita nell’oltrepo’ pavese, in modo da provare la moto anche in percorsi misti. La guida è subito intuitiva e tutto funziona a dovere. Il motore spinge il giusto, anche aiutato dal peso non eccessivo ma con il baricentro basso, che facilita la guida in generale e la percorrenza in curva. L’impressione è di sentirsi sempre al sicuro e con buoni margini di manovra in caso di imprevisti.
Chi scrive preferirebbe una frenata più decisa da subito, ma ci si abitua e si capisce che per staccare meglio basta usare più forza sull’impianto e si trova subito il giusto compromesso. Il doppio disco da 320 anteriore con pinza radiale a 4 pistoncini e posteriore da 260 con singolo pistoncini, alla fine fanno il loro dovere.
La stabilità è comunque il pregio principale anche in piega o su sconnesso. Il percorso scelto sino a Broni (PV) si compone di tanti rettilinei immersi nelle campagne, interrotti da larghe rotonde e qualche curvone. L’asfalto non è dei migliori sopratutto in prossimità del ponte della Becca che si erge dove Ticino si immerge nel Po’, offrendo un bel panorama. La strada obbliga a tante accelerazioni uscendo dalle rotonde e tante frenate prima di entrarci, ma la moto fa sempre il suo dovere.
Anche i consumi sono buoni come anche l’autonomia. Motore bicilindrico in linea, telaio in traliccio con tubi a vista, sospensioni con forcella da 50 e mono posteriore non fanno rimpiangere altro. Non dimentichiamo l’altezza sella ridotta che rende la moto appetibile anche al pubblico femminile.
Oltre al motore un po’ capriccioso a freddo, l’unico altro neo rimane sulle lunghe percorrenze e in autostrada dove la protezione aerodinamica assente fa sentire la necessità di un cupolino o un parabrezza, soprattutto per chi ha intenzione di fare tanti chilometri in giro.
Abbigliamento | Completo LS2 Nevada |
Casco | Arai Tour-X4 |
Borse | SW Motech – Evo Enduro |
Elettronica | Interfono Bluetooth MIDLAND BTX1 PRO S |