Il viaggio di Fabio Esposito dalla splendida Lunigiana alla magnifica Turchia, culla della civiltà e paese incredibile da scoprire in moto. Clicca qui per la gallery
Ready Set Go!
Partito da Aulla, ho fatto tappa ad Ancona dove ho preso il traghetto per Igoumenitsa, e già qui avrei dovuto capire che sarebbe stato un viaggio difficile, perché il traghetto è arrivato con molto ritardo ed è arrivato in Grecia con lo stesso ritardo. Ho dovuto quindi fare una lunga e noiosa tirata di circa 600 km (quella che i motociclisti romantici chiamano “cavalcata” per me è “due palle così!”), lungo la superstrada Egnatia Odos, per arrivare vicino ad Alessandropoli, dove, nonostante l’ora tarda, mi sono goduto un bel bagno per lavare via la stanchezza e il sudore del viaggio.
Il giorno seguente ho “affrontato” il confine Turco dove ho perso più di un’ora per comprare una carta telefonia turca, per fare la “carta verde” per la moto e soprattutto per passare ben 4 punti di controllo turchi dove mi hanno chiesto sempre: il passaporto, la carta verde ed il libretto della moto. Il prossimo che parla male dell’Unione Europea farebbe bene a provare cosa vuol dire passare un confine non U.E.!
Dal confine a Pamukkale
Entrato in Turchia ho percorso quasi tutta la penisola di Gallipoli lungo una strada che costeggia il Mar di Marmara, fino ad attraversare lo stretto dei Dardanelli con un comodo traghetto in corrispondenza di Canakkale. Da qui, passando per una tortuosa strada costiera, sono arrivato ad Assos, antica città greca (di cui rimane il sito archeologico) con uno stupendo borgo marinaro con piccoli alberghi e ristoranti che affacciano direttamente sul mare. Ripartito da Assos ho seguito la strada lungo la piacevole costa dell’Egeo fino all’isola di Cunda (Alibey Island) dove avevo appuntamento con un mio amico motociclista turco.
Dopo una piacevole giornata trascorsa in compagnia e aver partecipato ad un motoraduno, con tanto di spettacolo musicale e DJ set, sono ripartito per raggiungere Pamukkale: inutile sperticarmi nella descrizione della magnificenza e particolarità del posto famoso a livello mondiale! Oltre le famose formazioni calcaree, è molto bello anche l’annesso sito archeologico (si paga un biglietto unico per l’ingresso).
Da qui, ho proseguito il viaggio tornando sul mare, questa volta Mediterraneo, facendo prima sosta al sito archeologico di Pinara, per poi giungere nel borgo marinaro di Kas, che conserva ancora diversi edifici d’epoca. Sempre lungo la costa, dopo aver visitato il sito di Myra, ho fatto tappa ad Antalya, una bella e vivace città moderna che ha mantenuto un affascinante centro storico. Ma quello fin qui descritto è stato solo l’antipasto del viaggio, perché da qui in poi mi aspettava la Turchia “vera”!
Autentica Turchia
Prima sosta a Konia, la città santa dell’Anatolia, dove è nato l’ordine dei Dervisci, dove finalmente ho iniziato ad assaporare il sapore d’oriente, con le nenie dei muezzin che ti svegliano il mattino presto e ti danno la “buonanotte” alla sera ed il forte odore delle spezie multicolori esposte sui banchi dei negozi. Konia ha un bel centro storico, ricco di moschee ed un bel bazar. Dopo Konia, altra tappa d’obbligo Goreme in Cappadocia e qui è successo il patatrac dello strappo muscolare che mi ha costretto a letto per tre giorni. Il quarto giorno non ho resistito ed ho preso a noleggio un quad per girare nei dintorni di Goreme, nonostante il dolore, tra cui la città sotterranea di Derinkuyu, Cavusin ed Uchisar.
L’amarezza della sosta forzata a Goreme è stata comunque addolcita dalla partecipazione ad una cerimonia dei danzatori Dervisci e, soprattutto, dallo spettacolo mattutino di una moltitudine di mongolfiere che si libravano nel cielo blu cobalto! Infine il quinto giorno, stringendo i denti e con molta cautela mi sono rimesso in viaggio con la moto. Purtroppo lo stop mi ha obbligato a tagliare alcune tappe più orientali, sarà per un altro viaggio!
Kebab, Amazzoni e ritorno
Dopo Goreme è stata la volta della città storica di Tokat dove ho mangiato il “vero” kebab (ben 40 minuti di preparazione), che tradizione vuole sia nato proprio in questa cittadina, e visitato le varie moschee e caravanserragli; a Tokat di turisti stranieri ne vedono ben pochi perché il personale della reception dell’albergo dove ho dormito non sapeva l’inglese e anche al ristorante ho avuto non pochi problemi di comprensione, per fortuna qualcuno ha inventato google translate!
Altra breve tappa nella bella cittadina di Amasya, fondata dalla regina delle Amazzoni (da cui deriva il nome), che conserva diversi monumenti islamici, tombe rupestri ed un bel centro storico di case ottomane mollemente distese lungo la riva del fiume che divide la città. Da Amasya ho fatto un lungo trasferimento per arrivare a Safranbolu, una delle città turche più belle del viaggio, dal bel centro storico ricco di case ottomane e moschee ben conservate, anche se mi è stato molto difficile e doloroso visitarla per via dello strappo muscolare, perché le stradine sono acciottolate ed in forte pendenza.
Poi le ultime tappe in Turchia, ovvero Bursa, città moderna che conserva molti monumenti mussulmani (tra cui la Grande Moschea, che è veramente enorme!) ed Edirne, città di frontiera che fondele caratteristiche delle città turche, greche e bulgare, con il fascino delle città mussulmane: molto piacevole da girare. Ripetuta la trafila in uscita dalla Turchia (di nuovo una lunga coda e 4 controlli per più di un’ora), e imboccata nuovamente la superstrada Egnatia Odos, ho raggiunto Salonicco: davvero poco affascinante dopo la bellezza delle cittadine turche. Infine Igoumentisa e di nuovo il traghetto per Ancona (con il tradizionale ritardo) ed il rientro a casa!
La mia Turchia
Questo è il racconto stringato di 20 giorni di viaggio e poco più di 6000 km, ma quello che conta è raccontare la bellezza dei panorami con montagne aspre e aride in contrasto con le verdi valli di lussureggiante natura; vorrei trasmettere il fascino dei paesini che sembrano vivere ancora nel 19° secolo, dove il viandante viene ancora salutato al suo passaggio e dove la modernità della mia moto la faceva apparire come una macchina del tempo; ma soprattutto mi piacerebbe riuscire a trasmettere le sensazioni provate a contatto con un popolo cordialissimo e sempre molto disponibile (mi hanno aiutato tantissimo sia quando mi sono fatto male a Goreme, ma anche nelle tappe successive) e molto curioso nei confronti degli stranieri, tanto da riuscire a superare la barriera della lingua e a “dialogare” con semplici gesti e (poche) parole in inglese.
Gli indimenticabili:
Il posto di blocco della polizia dove mi sono fermato per chiedere un’indicazione stradale: i 4 poliziotti, tutti rigorosamente armati di mitra, mi hanno letteralmente accerchiato e si sperticavano in tutte le maniere per capire quello che gli dicevo e farsi capire tra mille sorrisi e l’immancabile offerta della tazza di tè nero turco. Mancava solo il selfie di gruppo!
Il motociclista turco a cui ho salvato la vita; lui non parlava inglese, men che meno io il turco, quindi ci siamo guardati fissi negli occhi, una stretta di mano ed una pacca sulla spalla sono valse ben più di mille parole di ringraziamento.
Lo sguardo timido e confuso del ragazzino che si vergognava a chiedermi 5 lire turche (l’equivalente di 80 centesimi di euro) per mezzo melone fresco e gustosissimo che ho mangiato in un chiosco a bordo strada: probabilmente il ragazzino avrebbe chiesto meno lire alla gente locale, ma quando ha visto “lo straniero con la grossa e costosa moto” ha pensato bene di chiedere qualcosa di più.
Il fascino delle ragazze col velo: non so lo descrivere, ma per me hanno una sensualità tutta particolare; per non parlare dello sguardo tagliente e misterioso delle donne col burqua. L’interno delle moschee è sempre molto semplice e disadorno, a parte gli affreschi con i versetti del Corano e qualche decorazione con le maioliche colorate e forse, proprio per questo, trasmettono più spiritualità e senso di raccoglimento delle nostre chiese.
In quanto a moto, ne ho viste veramente poche di grossa cilindrata, per lo più ho visto motociclette 125 e 250 della Mondial e Cuba, nonché delle Honda che da noi non vengono importate, con le bisacce di traverso sulle selle come si usavano sul dorso dei muli o dei cammelli, al posto dei classici ed europei bauletti.
Un’ultima cosa: si la benzina in Turchia costa meno che da noi, mentre in Grecia costa come e più che da noi, tanto lo so che questa è la curiosità tipica che attanaglia i motociclisti!
TI PORTEREMO DOVE NON SEI ANCORA STATO
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