Alla scoperta della foce del Po: itinerario nel parco naturale del Delta, Chioggia e le tradizioni gastronomiche regionali.
Prendi un soleggiato sabato di maggio, mettici una manciata di chilometri, una Guzzi V7, una Yamaha Ténéré e andiamo alla scoperta del parco naturale del delta del Po.
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Da quando abito in Toscana, viaggiare in moto è una scoperta dietro l’latra, ma il bello di trasferirsi in un’altra regione è che si ha sempre un appoggio nella città natale, nonché un’ottima scusa per esplorare le meraviglie ‘dietro casa’ che troppo spesso si danno per scontate.
Sacca degli Scardovari
Partiamo da Sottomarina proseguendo in direzione Porto Viro, Contarina, Donzella e seguendo le indicazioni per la Sacca degli Scardovari, in cui lasciamo le strade principali per immergerci in questa lingua di asfalto che si addentra verso i campi e costeggia i canali.
Automaticamente rallentiamo il passo: il verde brillante dell’erba contrasta con l’azzurro intenso del cielo, e la vista sconfina così per km e km interrotta solo da grosse balle di fieno.
Avanzando lungo l’argine, ci fermiamo a scattare qualche foto lungo le piccole darsene in cui i pescatori lasciano le loro imbarcazioni accorgendoci che si è già fatta ora di pranzo e la fame inizia a farsi sentire.
Le Ostriche rosa
Ci fermiamo strada facendo al ristorante Marina 70, situato proprio lungo l’argine e che offre una vista magnifica sulla laguna. Occasione imperdibile per assaggiare le famose ostriche rosa di Tarbouriech.
Queste prendono il nome da uno dei più importanti allevatori di ostriche della Francia, Florent Tarbouriech, inventore del metodo di coltivazione basato sul perfetto bilanciamento tra l’esposizione delle ostriche alle maree e ai raggi solari. È grazie all’incontro con l’imprenditore polesano Alessio Greguoldo che inizia la loro coltivazione nella Sacca di Scarovari, un habitat ideale per le ostriche. Qui sono, infatti, maggiormente riparate rispetto ai mari del Nord Europa, tanto da svilupparsi in un solo anno e mezzo (rispetto ai soliti tre o quattro) e, grazie ai caldi raggi solari, i gusci assumono il caratteristico riflesso rosato che gli è valso il soprannome di ostriche rosa.
Allevate in pittoreschi filari sospesi sull’acqua, dove alternano periodi in immersione a periodi di esposizione all’aria, vengono lavorate e pulite manualmente una ad una in un processo laborioso prima di deliziarci con la loro polpa ricca e saporita.
Ritorno a Chioggia
Rifocillati, riprendiamo la strada avanzando verso Pila in questo paesaggio tranquillo, ancora privo del traffico dei ciclo turisti che affollano la zona durante il periodo estivo, ospiti dei numerosi campeggi che caratterizzano la zona. Anche la bici è il mezzo ideale per godere appieno di queste stradine immerse nelle natura. Costeggiamo inoltre i villaggi dei pescatori con tipiche abitazioni rosse su palafitta che al pomeriggio sembrano vuote, ma al mattino presto pullulano di lavoratori.
Proseguiamo per Via delle Valli e ci dirigiamo verso Porto Caleri e Rosolina Mare prima di rientrare a Chioggia, in cui ci fermeremo per un paio di foto in laguna e davanti al celebre Bragozzo. Questa tipica imbarcazione era diffusa per la pesca nell’Adriatico dalla fine del Settecento all’inizio del Novecento grazie alla sua robustezza e al contempo, il fondo piatto gli permetteva la navigazione sui bassi fondali lagunari. Situato all’ingresso della città, sul Canal Vena, in mezzo tra Porta Garibaldi e il museo, è un tocco di storia che celebra le tradizioni e i colori di questa città.
Un giro in moto da andatura lenta, come piace a noi, per immergerci nei panorami, portando a casa sempre qualcosa di nuovo: l’importante non è il contachilometri ma la voglia di esplorare, tanta o poca che sia la strada.
Di Federica Boscolo (e Thomas)